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architettura ecosostenibile

Architettura ecosostenibile: progettare per l’ambiente, l’uomo e le città

L’Architettura ecosostenibile è sicuramente l’ambito della progettazione architettonica che negli ultimi anni ha avuto lo sviluppo più intenso. Uno sviluppo che è nato da una premessa che diventa esigenza e promessa: compiere la rivoluzione green, rovesciare il paradigma dominante immaginando un nuovo modo di vivere gli ambienti e la città. Non più terreno che viene speculato dal cemento ma spazio restituito, ripensato, ricostruito. Parlare di architettura ecosostenibile significa tenere in considerazione molte cose e soprattutto, operare distinzioni precise: non tutto è automaticamente ecosostenibile, così come non tutto è necessariamente bio. Si corre il rischio di farle diventare categorie usurate o, peggio ancora, categorie dello spirito senza visione.

Cos’è l’architettura ecosostenibile?

Tecnicamente è quel modo di costruire edifici con un impatto limitato sull’ambiente. Ma non è solamente un modo di progettare, è un vero e proprio approccio culturale al problema dell’esistenza urbana e che si serve del rapporto tra tecnologia e innovazione per ricercare e praticare soluzioni in equilibrio tra il mondo ambiente e la vita dell’essere umano.

Osservare un edificio o una costruzione è poter vedere come gli architetti, nel corso del tempo, hanno interpretato il vincolo atavico uomo-natura, legame indissolubile, destinato a durare e a ricordare sempre e di nuovo, che è la natura a dettare i tempi delle nostre opere e del nostro vivere. E l’architettura, che progetta gli spazi dell’uomo, non deve porsi in contrapposizione con la natura ma anzi deve ispirarsi a essa cogliendone l’armonia che propone nel rapporto con l’uomo ma deve osservare per imparare che il primo grande progetto architettonico compiuto è proprio l’ecosistema.

Progettare in maniera ecosostenibile deve essere un invito a stimolare interazioni significative tra uomo e natura. Per questo l’architettura ecosostenibile deve operare per mettere in risalto e far apprezzare l’ambiente naturale. È un lavoro sulla bellezza e sul rafforzamento di una convivenza ineludibile tra l’ambiente costruito e quello naturale che pone l’accento sul ruolo chiave di quest’ultimo nell’economia del nostro benessere. La natura non è soltanto uno sfondo negli edifici delle nostre vite: natura e costruzioni si devono completare per adattarsi alla funzione che devono svolgere. Nello studio di progettazione, nel cantiere, l’architetto non è un mero esecutore di disegni slegati dall’ambiente in cui verranno realizzati, ma deve farsi ponte per permettere al naturale e all’artificiale di attraversarsi e contaminarsi.

Un’architettura davvero ecosostenibile ispirata alla natura produce meraviglia e bellezza

Architettura e natura quando dialogano tra loro danno vita a qualcosa di stupefacente. Come nel caso di Casa Kaufmann universalmente nota come Casa sulla Cascata dell’architetto Frank Lloyd Wright. La villa che si trova in Pennsylvania, in America, ai piedi di una grande cascata è uno degli esempi più riusciti di applicazione dei principi architettonici a un ambiente naturale. È anzi di più: è un albero della vita costruito dall’uomo sulle pendici di una roccia. La sua bellezza, oltre che nelle intuizioni di design degli interni e vivibilità degli spazi, sta proprio nell’opera dell’uomo che trova l’equilibrio con la natura. Probabilmente è per questo che è una costruzione nota a tutti, anche ai non esperti di architettura. Quando si nomina la Casa sulla Cascata la mente velocemente recupera l’immagine della costruzione di Wright. Non è solo un processo di intellettivo e di lavoro sulle immagini, è tutta un’estetica che viene sollecitata.

È una corsa al ricordo della libertà conquistata da bambini il cui simbolo era una casa sull’albero, regno fanciullesco e di formazione, posto di vedetta per scorci di infinito. La Casa sulla Cascata è albero, è roccia, è tela di rami possenti. Anche i suoi interni non danno mai la sensazione di ‘stanza’ nell’accezione standardizzata del termine, non c’è più il concetto di scatola delimitata da muri ma tutto ruota intorno alla pietra che contiene il camino: gli ambienti si dispiegano tutt’intorno, la luce potente e naturale che filtra dalle ampie vetrate è una scala che unisce alto e basso fino ad arrivare ai terrazzi che sono benedetti da un panorama incantevole.

Così come nella Casa sulla Cascata l’architettura si innesta nella natura compenetrandola, possono esservi meraviglie nascoste anche nel ventre grigio di una città come, ad esempio, Il Bosco Verticale, opera coraggiosa dell’architetto italiano Stefano Boeri che la racconta come “una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”. Il Bosco Verticale si è oramai imposto nello skyline di Milano grazie alle sue caratteristiche urbanistiche ma soprattutto al linguaggio architettonico e alle qualità espressive del progetto. Un’espressione che diventa tridimensionalità che racconta il ciclo delle stagioni nel cambiamento di colore della vegetazione che dà linfa vitale ed estetica alla costruzione.

La natura in questo progetto compenetra l’architettura e le 113 abitazioni risultano così abbracciate da alberi rampicanti e arbusti per un totale di 10.000 metri quadrati di bosco. Quasi sembra di non essere nel centro di Milano ma distanti chilometri e anni luce.

La distanza si perde nel verde e nella sensazione che regala: un altrove. Un trucco per un altrove che non è lontano, ma è a due passi dalla vita.