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La progettazione di uffici dal punto di vista della luce

Il Sole non conobbe mai la sua magnificenza fin quando non ha colpito il fianco di un edificio. (Louis Kahn)

Progettare è mettersi in cammino alla ricerca di nuove strade per giungere a nuove terre, nuovi incontri, nuove relazioni, creando nuovi scenari. Nella progettazione di uffici generalmente questo viaggio guarda al futuro: un futuro immaginato dentro cui portare il proprio lavoro.

Eppure tutto parte da un’intuizione antica, eterna e fondante: la luce.

La luce, guida della visione e inizio del viaggio. La luce è la prima ‘cosa’ che si vede quando si apre un cantiere. Ne detta le regole e i tempi.

Un ufficio è molto di più di un semplice spazio in cui si lavora; a volte diventa una seconda casa, un luogo dove crescere, coltivando saperi e piccole vittorie. Di sicuro è una vetrina da mostrare con orgoglio ai potenziali clienti, affascinandoli già dal loro primo ingresso. Ed è per questo che all’architetto, nella progettazione di uffici, è richiesto un lavoro ideativo complesso, pieno di sfumature e di raccordi. E di immaginazione.

La luce racconta le storie che illumina

La luce è strumento tecnico nelle mani dell’architetto, mezzo di espressione e comunicazione, è linguaggio non verbale applicato agli spazi che abitiamo. Progettare, essere architetti è guardare dentro la feritoia scavata dalla luce e leggerci una storia da raccontare. Una pennellata di luce in un preciso angolo rivela essenze e verità. E questo può accadere anche nella progettazione di uffici. Ogni stanza ha una storia. Esplosioni di luce rivelatrici di un valore: la sala riunioni, che si presuppone grande, dovrà godere di tanta luce per ospitare meeting e incontri. Sarà una stanza a luce piena, viva, che illumina tutto ciò che incontra e con il potere di creare soggezioni o di eliminarle. Può infondere fiducia o mettere a nudo le insicurezze. È una progettazione ‘psicologica’, un azzardo sull’anima umana che l’architetto gioca in ogni disegno sin dalle fasi in cui si è lontani dalla realizzazione finale. Da quelli fasi in cui la luce è in uno stato ancora embrionale e lotta con il buio di una costruzione che non c’è. O meglio, che non appare.

Tutto quello che non si sa va illuminato

Porre un fascio di luce su un ambiente significa aggiungere qualcosa alla conoscenza che avremo di esso. E la conoscenza è un qualcosa che ha strettamente a che fare con la vita, anche di tutti i giorni. Di questo non si può non tener conto quando si inizia la progettazione di uffici: idee, luci, ombre, colori che compongono un quadro animato dalle vite che lo attraversano. Le stanze di un ufficio si colorano di tante piccole storie quotidiane, aneddoti, ritardi, consegne, voci, rumori, suoni. È scoprire un pezzettino di quel che non si sa.

È la funzione della luce: etica ed estetica. La luce che posandosi crea connessioni nello spazio dove alla ricerca del bello si unisce anche la comprensione dello spazio che si occupa. E il ruolo dell’architetto diventa quello di un demiurgo intento a plasmare una sostanza luminosa che non è immateriale ma ha una sua struttura, un suo volume, un suo peso da inserire all’interno della progettazione per non ritrovarsi poi impreparato nel momento della sua materializzazione. È falso dire che esiste solo ciò che viene illuminato; ciò che la luce non tocca continua a esistere e a partecipare della struttura dell’ambiente.

Luci e ombre: due aspetti della stessa materia

Luce e il suo contrario, l’ombra. Perché è impensabile non ricorrere a zone di buio per la progettazione di uffici o di qualsiasi altro stabile. È impossibile rendersi conto della luce senza aver conosciuto l’ombra. E anche qui il rimando a magnetismi psicologici, senza scomodare il mistico, è naturale. Come è altrettanto naturale che lo sguardo si incanti su una parete chiara in cui irrompe con forza il nero dell’ombra di uno squarcio che dà profondità a un ambiente, rendendolo vivo e pulsante di energia. Lo squarcio crea la feritoia attraverso cui guardare la luce che cambia d’intensità a ogni passaggio del sole in un battito continuo. È l’ombra che crea la magia della luce, è dove sembra non esserci che il movimento serpeggia ogni istante, cambiando i contorni della stanza: prima netti, poi sbiaditi fino a sfumare per poi ricominciare di nuovo. Come ogni giorno e qualsiasi giornata di lavoro.

 

Si progetta con tecnica, perizia, immaginazione, luce ed ombra. Si parte da una suggestione che può essere una fotografia scattata durante la preparazione di un cantiere che dà inizio all’eterna danza di luce ed ombra fino a trovare l’armonia dei contrari dopo aver fatto esperienza delle tensioni che li generano. Ricercando equilibrio, bellezza e funzionalità.