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gio ponti al maxxi

Gio Ponti al MAXXI: l’architettura è un cristallo

Si è da poco conclusa la mostra “Gio Ponti. Amare l’Architettura”: un’esposizione delle opere di Gio Ponti al MAXXI di Roma. Architetto, art director, designer, critico, pittore, poeta e scrittore, Gio Ponti nel corso della sua ha vita navigato il mare dell’arte spinto da una curiosità inesauribile che l’ha portato a dare vita ad alcuni dei progetti più importanti e iconici della storia del design italiano e non solo. A quarant’anni dalla sua scomparsa questa mostra, dal sapore della retrospettiva, pone l’accento sul Gio Ponti architetto, un Gio Ponti al MAXXI dal respiro internazionale con opere dall’America Latina al Pakistan, dall’America del Nord all’Europa. Una cifra particolare per un architetto italiano del Novecento.

L’esposizione è collocata nella Galleria 5 del Museo, quella progettata da Zaha Hadid in un ideale confronto tra storie potentissime che parlano la stessa lingua, quella dell’amore per l’architettura. Un amore da riscoprire e da comunicare. Otto sono i nuclei tematici, più una sezione fotografica, in ordine libero, scelti per raccontare questa lunga storia d’amore: Verso la casa esatta, Classicismi, Abitare la Natura, Architettura della superficie, L’architettura è un cristallo, Facciate leggere, Apparizioni di grattacieli e Lo Spettacolo delle Città quest’ultimo proprio a ridosso della grande vetrata che Zaha Hadid ha aperto a vertigine sulla Roma del Novecento.

Nuclei di idee e pratiche a cui Gio Ponti ha dedicato una vita intera spaziando dall’architettura al design degli interni, alla scrittura, alla progettazione di oggetti di design diventati dei veri e propri cult. Il lavoro di allestimento della mostra è stato ingente e si dipana su due fronti: quello dell’esposizione e quello dell’archiviazione in cui, grazie anche al contributo del Centro studi e archivio della comunicazione dell’università di Parma e ai Gio Ponti Archives, sono stati recuperati modelli originali, lettere, schizzi e fotografie d’epoca.

Un mosaico caleidoscopico da cui filtrano tutte le suggestioni di Gio Ponti.

La facciata diventa un foglio di carta nell’architettura di Gio Ponti

Epifania della leggerezza. Si può riassumere così una delle teorizzazioni decisive di Ponti. Per Gio Ponti la storia dell’Umanità è una storia di passaggio dal pesante al leggero ed è proprio all’interno di questo passaggio che si innesta l’architettura e la funzione della struttura architettonica, disvelando la leggerezza. È un gioco sagace che danza nell’apparente contraddizione tra un’architettura solida, massiccia che viene scardinata tramite una facciata che si piega con stile, con un tratto della mano leggera che muove i volumi architettonici in cemento armato. Li alleggerisce ma non entra mai in conflitto con le strutture portanti.

Architettura della superficie e Facciate Leggere sono due cluster tematici, presenti nella mostra di Gio Ponti al MAXXI, che guardano alla leggerezza, intesa come profezia e fenomenologia, come ragionamento che sceglie i piani piuttosto che i volumi. Esempi riusciti ne sono la Villa Planchart a Caracas e l’Istituto italiano di cultura di Stoccolma del 1958, dove anche grazie a una committenza attenta e favorevole Gio Ponti ha potuto sperimentarsi nell’allestire e gestire piante progettuali articolate in cui gli spazi si inseguono e si fondono, ripensando nuove soluzioni di arredo con elementi artistici integrati all’architettura.

La linea della leggerezza ci accompagna anche nella sezione Facciate Leggere in cui le opere presentano accezioni in primo luogo etiche, poi formali. La facciata dell’edificio è una superficie intatta come fogli di carta bianca che aspettano di vivere una nuova storia, fatta di aria e cemento. Qui l’architettura sfida silenziosa il tempo, la luce e i colori; ma è un’architettura smaterializzata, come di forma che si attua con la materia, come accade per la facciata della Con-cattedrale di Taranto risalente al 1970. La facciata traforata diviene parte della cifra stilistica di Gio Ponti anche nei palazzi degli uffici INA e Savoia di Milano e in quelli governativi di Islamabad.

Gio Ponti idee contemporanee per l’architettura di oggi

 Gio Ponti è stato un artista innovativo e proiettato verso il futuro: le domande poste dalle sue opere sono attuali ancora oggi. Per citarne qualcuna, Gio Ponti è stato uno dei primi a pensare che l’architettura fosse diventata troppo meccanica quando invece doveva riconciliarsi con la natura. Sosteneva che per ogni architettura costruita, questa dovesse essere circondata da un giardino o da alberi perché godere dello spettacolo della natura è l’emozione più potente che ci sia. Oggi si sente parlare di riforestazione delle città, ma in pochi ricordano che Ponti l’aveva già preconizzato con grande precisione. Queste intuizioni si trovano all’interno della mostra su Gio Ponti al MAXXI nella sezione dedicata ad Abitare la Natura in cui emerge, chiaro, il rapporto di osmosi, con l’architettura. Gio Ponti sfrutta elementi architettonici classici come portici, terrazze, verande e pergole, logge e balconi per proiettare l’architettura verso la natura e quest’ultima all’interno degli edifici costruiti: è dinamismo e leggerezza, interdipendenza fondata sui presupposti della bellezza, dell’etica e della funzionalità.

La luce, la bellezza e la Natura che benedicono le coste del Mediterraneo, casa dell’architettura antica e per questo presupposto e radice di quella moderna. Una storia raccontata nei progetti con Bernard Rudofsky per poi evolvere in studi più concettuali, a ridosso degli anni ’60 e ’70 del Novecento, da cui nascono progetti come la casa detta ‘Lo Scarabeo sotto la foglia’ e la villa per Daniel Koo in California.

A cosa serve una mostra come quella di Gio Ponti al MAXXI? A raccontare una storia libera dall’ossessione del tempo e delle mode. Una storia libera ma con un imperativo sotteso e costante: Amate l’Architettura, nel rincorrersi millenario delle forme che sono lo scenario, il palcoscenico e l’orizzonte della vita.

 

Amate l’architettura, la antica, la moderna.
Amate l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato –  ha inventato –
con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito
e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita.
Gio Ponti, Amate l’architettura, 1957